L’Economia va male

I Dolori del giovane Renzi

Presto il presidente del Consiglio si accorgerà che il referendum è solo il primo e non certo il principale dei problemi del Paese e che con un po’ di maggior buon senso avrebbe potuto evitarsi molti dispiaceri. La stessa convention della Leopolda, che per anni è apparsa come un raccordo ed un impegno con il mondo culturale e professionale, è sembrata essere diventata una semplice assemblea di partito dove si minacciano le espulsioni. Mentre siamo convinti che il premier abbia ragione a voler difendere l’edilizia scolastica, peccato che nessuno gli contesta questo suo sacrosanto diritto. Tanto che crediamo da tempo che nonostante i battibecchi con Junker, che comunque sarebbe stato meglio evitare, la Commissione europea finirà con tendergli una mano. Non che a Bruxelles possano dirsi entusiasti di Renzi, ma lo preferiscono ancora a Salvini e Di Maio, mentre D’Alema, Berlusconi e De Mita, hanno già dato. Purtroppo per Renzi, anche nel caso di un successo al referendum e ricevendo gli omaggi di Bruxelles, il governo ad un dato momento dovrà pure prendere atto che le previsioni di crescita dell’Italia restano drammaticamente insufficienti. E se gli istituti economici ascoltati a riguardo i questi giorni si sono preoccupati di lenire e sopire le tante difficoltà del governo, resta ancora un terribile nemico, quale l'Ufficio parlamentare di bilancio, che non fa complimenti quando si tratta di commentare le misure prese da via Venti settembre. Si, saranno anche ispirate alle migliori intenzioni, ciononostante risultano frammentate, quando non incoerenti, e prive sempre di un quadro strategico generale su cui appoggiarsi. Ci si scordi poi di riporre una qualche speranza nell’aumento del Pil. Servirebbe un miracolo. Nel 2017 la ripresa appare modesta, per non dire scarsa. Persino l’ obiettivo minimale dell'1% potrebbe rivelarsi proibitivo e non ce ne stupiremmo. Capiamo che Renzi sia tutto concentrato nella battaglia referendaria come una questione di vita e di morte. Per la verità, quasi gli converrebbe venir sconfitto il 4 dicembre pur di non tornare a confrontarsi seriamente con dati reali dell’economia del paese che fanno acqua da tutte le parti.

Roma, 8 novembre 2016